LA CITTÀ COME OPERA D’ARTE
Problematiche sociali  |  19 Novembre 2021 21:33  |  Visite all'articolo:1605  |  A+ | a-
Rione Junno- Monte Sant Angelo
Rione Junno- Monte Sant Angelo
di GIUSEPPE PIEMONTESE*

La civiltà occidentale, con riferimento specifico a quella europea, è sorta dall’identità dell’uomo con la propria città, che ha creato le basi per lo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni. Ciò ha determinato da una parte la nascita delle città come spazio vitale di sviluppo della comunitas, ma soprattutto ha creato le basi per la costruzione di una propria identità culturale, che si è formata, non solo attraverso lo spazio, ma soprattutto attraverso la temporalità degli avvenimenti e dei fatti storici, riguardanti  soprattutto la città o il luogo di appartenenza. In questo senso spazio e tempo hanno dato origine, in Europa, alla civiltà occidentale e, quindi, alla civiltà urbana, che è l’espressione del rapporto fra l’uomo e il suo territorio. Territorio che poi diventa paesaggio e, quindi, spazio aperto per la comunità.
A qualificare e a contraddistinguere l’identità della propria città, in questo caso Monte Sant’Angelo e, quindi, della comunità, specie nel passato, sono stati alcuni temi collettivi, che hanno dato un volto e un’anima alla città, quel daimon che i Greci chiamavano lo spirito di una città, la sua anima, la sua identità storica e culturale. Fra questi temi collettivi, a cui la civitas europea ha fatto sempre riferimento, specie nei momenti più difficili e nei momenti di crisi, dobbiamo annoverare i santuari, le cattedrali, le chiese, i palazzi, le piazze, il centro storico, le mura cittadine, i monumenti in generale, il teatro comunale, i giardini pubblici.
Nel nostro caso il Santuario micaelico, con le sue peculiari identità legate principalmente al culto e al pellegrinaggio cristiano, quali elementi essenziali della cultura religiosa occidentale, rappresenta l’essenza stessa della sua sopravivenza. Così come, nel nostro caso, il Castello, rappresenta l’elemento essenziale del potere temporale, ma soprattutto del potere feudale, che ha condizionato la vita dell’Europa per quasi mille anni, dal IX secolo fino al XVIII secolo. E poi ancora i palazzi storici, le numerose chiese, l’architettura, l’urbanistica, che si configurano principalmente nel cuore stesso della città, e principalmente nel suo Centro storico. Tutto questo, il suo patrimonio materiale, unito al patrimonio immateriale, fra cui le sue tradizioni popolari, forma la città, la sua identità storica, la sua anima, il suo daimon. In questo senso, ogni città è un’opera d’arte, in quanto la sua storia e la sua cultura si riflettono principalmente nel suo patrimonio storico-artistico oltre che monumentale. Temi collettivi che caratterizzano quasi tutte le città italiane, di cui la popolazione  non può fare a meno, se non vuole cancellare la sua memoria storica. Un patrimonio da preservare ad ogni costo. Infatti, se una città ha un’anima la si deve proprio al suo patrimonio culturale, ai suoi monumenti, ai suoi temi o simboli collettivi, che si sono formati nell’arco dei secoli, tanto da sedimentare civiltà e culture dei vari popoli che hanno lasciato le loro testimonianze. Civiltà e culture che sono state costruite nell’arco dei secoli e che hanno avuto come loro spinta propulsiva la creatività dell’uomo, la sua ricerca della bellezza. In questo senso, quando viene a scomparire un monumento, un palazzo storico, una chiesa, un quartiere, viene ad essere deturpato il volto e l’integrità della città intesa come arte e bellezza, e questo è ancora più grave se lo si rapporta alla perdita e alla morte del suo Centro storico, con la sua architettura e la sua anima popolare, della sua gente che è costretta ad allontanarsi, per motivi familiari, ma soprattutto per motivi di lavoro, tanto da perdere così l’anima dei luoghi, la loro bellezza, e quindi l’identità stessa della città.
Purtroppo viviamo in un mondo in cui lo spirito della bellezza ha lasciato il posto all’economia, allo sfruttamento selvaggio e incondizionato della Natura,  tanto da uccidere la nostra sensibilità e la nostra storia millenaria legata alla città come opera d’arte.
Per questo si parla di città senza cultura, di città in abbandono, di crisi dell’identità e della ragion d’essere, là dove predominano solo distruzioni e superficialità, senza che si costruisca in maniera decente il futuro e, quindi, lo sviluppo delle potenzialità di un territorio. Una città priva della sua capacità di rinnovarsi e di rigenerarsi, attraverso una politica che abbia a cuore il destino della propria città. Purtroppo, quanto più andiamo avanti, ci accorgiamo che predominano, in noi,  i segni del progressivo disintegrarsi del sociale, del simbolico e soprattutto della funzionalità e della competenza, senza che si riesca a far emergere nuovi orizzonti, dove la gente possa ritrovare la sua direzione e, nello stesso tempo, la sua felicità. In questi senso, ci permettiamo di affermare che ogni città, per essere tale, deve avere in sè la ricerca della propria identità e considerare essa stessa come opera d’arte. E per fare questo c’è bisogno di creare le condizioni per un connubio fra cultura e politica, altrimenti, la sola politica, senza la cultura,  è destinata a fallire. In altri termini bisogna riacquistare il senso della comunità e, quindi, della partecipazione attiva verso la propria città e il proprio territorio, come per esempio nella scelta del futuro destino della Piana di Macchia, non delegando il tutto alla sola politica.


  *Società di Storia Patria per la Puglia





 
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